Natura

Monti Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest ed ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Essi si affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna. Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono la dissimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi. Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 metri s.l.m., hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Dove, però, predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate (Rocche del Crasto a 1315 metri s.l.m.). Importante, infine, sottolineare il diffuso processo di progressivo acculturamento del territorio del parco che ha portato, durante i secoli, ad una trasformazione dei Nebrodi da paesaggio naturale in paesaggio culturale. Da altri i Nebrodi sono considerati simili all’Appennino settentrionale non solo per il grande sviluppo verso le sommità ,  ma anche per le linee morbide e continue e per i tratti assai vasti con cui i rilievi si succedono. Gli ammanti selvosi (faggi in alto e querce più in basso) sono estesi più che altrove in Sicilia.

Il territorio di Longi con i suoi 42,1 Kmq è per estensione il settimo di tutta la Sicilia e ricade nell’aria dei Monti Nebrodi (da un’antica voce attica “Nebros” = cerbiatto). L’origine di tale denominazione evoca subito l’immagine di vaste aree boschive, tra le quali spicca quella di Mangalaviti. In esso ai querceti tipici delle zone più basse, si alternano resti di leccete, faggi, cerri, olmi, frassini e rarità  come “l’abies nebrodenis” e il “tasso baccato”, che, insieme al sottobosco e alla conseguente presenza di una fauna tipica, rendono tale bosco unico nel suo genere in tutta Europa. I pendii dei Nebrodi, che fanno da cornice al centro abitato sono solcate da corsi di acqua a carattere torrentizio che confluiscono nel letto ghiaioso del fiume Fitalia. Tale fiume, che nella sua parte iniziale prende il nome Milè, si origina dalle alte cime nebroidee e scorrendo nella tortuosa ed omonima vallata, raggiunge il Tirreno con il nome di Fiumara di Zappulla. Suggestivo il suo passaggio nella gola rocciosa del Passo Zita, la famosa “Stretta di Longi”. Nel tempo l’azione lenta ed implacabile delle acque ha scavato un varco roccioso creando due pareti di straordinario fascino: il verde lussureggiante, la limpidezza delle acque, l’inusitata quiete creano un angolo di incontaminata bellezza.

Da notare ancora che il territorio di Longi è anche importante dal punto di vista geologico. Illustri studiosi e scienziati del settore si sono occupati e si occupano della geologia con varie pubblicazioni, convegni e visite sul posto. Il lavoro di Lentini, che figura nel bollettino della Società  Paleontologica Italiana (Vol. 12, n. 1, 1983, pp.23-75)è  intitolato: “I Molluschi del Lias inferiore di Longi”. In questo frammento dell’ opera viene esaminata la fauna proveniente dai livelli basali della serie sedimentaria che affiora lungo il margine esterno del massiccio calabro-peloritano nella zona di Longi. La successione stratigrafica, appartenente alla Falda di Longi è sinteticamente la seguente (dal basso verso l’alto): arenarie di Longi, formate da argille, marmerie e conglomerati di colore rosso, calcari neri o grigio bluastri, calcari massicci grigio-biancastri, calcari marmosi con selce grigia o colore avano, nettamente stratificati in sottili livelli. Nella fauna esaminata, proveniente da “calcari neri” affioranti nei dintorni di Longi sono state riconosciute 62 specie di Molluschi. La fauna del Lias inferiore di Longi mostra maggiori analogie con i coevi depositi dell’Europa centrale e settentrionale, piuttosto che con quelli infraliassici della Sicilia occidentale.

Troviamo, poi, una particolare descrizione del territorio di Longi in una pubblicazione dell’ archivio storico messinese dell’anno 1903, a cura di Carmelo Testi, come preambolo alla illustrazione dei CAPITOLI DI CONCORDIA tra l’Università di Longi ed il barone Francesco Lanza nel 1570. Riportiamo alcuni brani: “La realtà superà di molto ogni mia immaginazione, poichè la natura ha riunito in quei luoghi accortamente mirabile maestà  e bellezza. Ricorderà sempre con intensa emozione le balze scoscese che levano al cielo punte arditissime, i pascoli sterminati che vestono di verde ogni colle, i boschi folti di querce e di cerri giganteschi, che stendono, con le verdi criniere squassate dal ponente, dense e quasi impenetrabili ombre piene di fantasie e di visioni. Nelle vicine caverne, profonde e misteriose, aleggia tuttora l’antico genio delle nostre genti negli avanzi preistorico-archeolitici, nei frammenti di ossa spaccate, nelle schegge di pietra, rozzissimi fittili, o nelle recenti asce bronzee.”